black rain pioggia sporca michael douglas locandina film movie 1989 harley davidsonÈ una Harley Davidson XLCR la rarità della casa di Milwakee, utilizzata (nella variante EVO Sportster) nel film del 1989, Black Rain di Ridley Scott, con Michael Douglas e Andy Garcia.

Il film non è certamente il capolavoro di Ridley Scott (Alien, Blade Runner e il Glaiatore, ta gli altri…) ma di certo, paragonato alle migliaia di thriller polizieschi usciti negli ultimi 20 anni è di certo ottimo: grande ritmo (nomination alla’Oscar come miglior montaggio), bella colonna sonora (Hans Zimmer) e, soprattutto, un’ambientazione e una fotografia sature, cupe, coinvolgenti, degne del grande regista che è Scott.

La storia: Michael Douglas è Nick Conklin, un poliziotto di New York duro, cazzuto (che, a mio modesto avviso, scimmiotta un po’ troppo l’Eastwood/Callaghan degli anni ’70) e dalla fama poco limpida. Assieme all’integerrimo collega Charlie Vincent (Andy Garcia, che recita la parte del poliziotto buono e puro esattamente come ne “Gli Intoccabili“) deve estradare in Giappone un pericoloso boss della Yakuza: qui faranno i conti sia con l’ostilità delle autorità giapponesi, sia con la prevedibile sete di vendetta della mafia nipponica.

Un film squisitamente americano, ricco di cliché che dal dopoguerra abbondano nella cinematografia a stelle e strisce: l’americano duro e insofferente alle regole, figlio ideale della frontiera, che si incontra e scontra con l’erede dei samurai disciplinato e orgoglioso. Se guardate il posteriore “l’ultimo Samurai” con Tom Cruise, noterete tantissime analogie ideologiche e gli stessi preconcetti culturali che piacciono (?) al grande pubblico: l’importante, comunque, è che alla fine il bene trionfi grazie alla collaborazione (vedi anche “Sol Levante” con Sean Connery) tra i due paesi.

Curiosità: in un’inquadratura si vedono due televisori che proiettano “Top Gun“, film realizzato da Tony Scott, fratello di Ridley, tragicamente scomparso il 19 agosto 2012.

Durata: 125 minuti

 

Harley Davidson XLCR 1000 Café Racer Black Rain 1989La moto: Nel 1976 Harley-Davidson era già da sette anni sotto la gestione AMF (American Machine and Foundry). Era un’epoca non molto felice per la casa di Milwaukee, fatta di una diminuzione della qualità produttiva unita a una scarsa offerta di modelli, a cui si aggiungeva la concorrenza nipponica. Willie G Davidson, nipote del fondatore William A. Davidson e all’epoca Vice President del reparto Styling, nonché già autore della splendida FX Super Glide del ’71, decise così di tentare un azzardo, disegnando una moto che unisse la linea delle sportive dell’epoca con un motore V-twin.

I dettami iniziali erano un look snello e filante di scuola tipicamente europea con finiture interamente nere. La XLCR, questa la sigla del modello, dove XL contraddistingueva i modelli Sportster e CR era l’inedito (per H-D) acronimo di Cafe Racer, venne messa in vendita nel 1977. La colorazione scelta era solamente nera, colore che coinvolgeva non solo la carrozzeria, ma anche il motore e dettagli come i due scarichi e gli specchietti retrovisori.

Ma il nero non era uguale per tutti i particolari, variando infatti dalla verniciatura ad effetto raggrinzante fino alle tonalità opache, passando per le finiture in nero lucido. Il serbatoio da 12,5 litri era anch’esso atipico, dotato di svasature per le ginocchia come sulle sportive e impreziosito da un logo Harley dorato. La sella era monoposto ma il particolare che maggiormente la caratterizzava era il cupolino anteriore realizzato in vetroresina, altra particolarità in casa Harley, lo stesso materiale usato anche per il codino, che con la sua linea affusolata richiama le sportive inglesi dell’epoca, mentre il manubrio era ovviamente basso ma in un solo pezzo e non con i classici semimanubri.

Andando più in profondità, il telaio era derivato da quello della tracker XR750, modificato nella parte posteriore per poter sorreggere il maggior peso del codino con porta targa. I cerchi erano dei Morris, a sette razze in nero satinato e montavano pneumatici 3.75×19 davanti e 4.25×18 dietro, mentre i freni erano da 254 mm, due sulla ruota anteriore. Il peso a secco era di 220 kg.

Passando al motore, a quell’epoca, e già dal 1957, gli Sportster utilizzavano il bicilindrico Ironhead in ghisa (l’Evolution arrivò solo nel 1986) a valvole in testa nelle cilindrate 750, 883 e 1000. Quest’ultima versione di maggiore cilindrata fu quella scelta per la XLCR. Con una cilindrata effettiva di 997 cc, alimentato da un carburatore Keihin da 38 mm e accoppiato a un cambio rovesciato (con la prima in alto) a quattro rapporti con trasmissione finale a catena, disponeva di una sessantina di cavalli a 6200 giri, per una velocità massima di 180 km/h e un’accelerazione sui 400 metri di poco più di 13 secondi.

Le prestazioni furono una delle cause degli insuccessi di questa moto, ma non l’unica. La XLCR infatti non ottenne il successo sperato. Fondamentalmente il pubblico amante delle H-D la trovava troppo sportiva, mentre chi cercava una sportiva non riteneva le Harley abbastanza performanti e infatti anche la ciclistica della cafe racer americana era poco adatta alla guida sportiva su strada.

Nel 1978 vennero apportate alcune modifiche tra cui la sella biposto opzionale e i cerchi sempre Morris ma a nove razze ma ormai il suo destino era segnato e la produzione cessò l’ano successivo. In totale vennero prodotte solo 3133 unità di cui 1923 nel ‘77, 1201 nel ’78 e solamente nove all’inizio del 1979. Proprio la scarsità di modelli in circolazione ha fatto di questo modello uno dei più ricercati di casa Harley; come spesso accade infatti, modelli che al momento della loro commercializzazione hanno ottenuto poco successo, diventano richiestissimi anni dopo.

A dimostrazione di questo successo sono nate molte repliche di questo modello. Tra le più gettonate ci sono quelle realizzate con i kit realizzati dalle aziende francesi Mecatwin e Jewel Racer; il primo è dedicato agli Sportster 883R e 1200S, il secondo alle naked XR1200 e XR1200X. Nella filmografia, questa moto appare nel film Black Rain del 1989, guidata per le strade e i sobborghi di New York City dal protagonista Nick Conklin, il poliziotto interpretato da Michael Douglas; in realtà anche in questo caso si tratta di una replica su base Sportster Evo, molto ben realizzata, con la quale Douglas riesce pure a vincere una improbabile gara clandestina contro una Gixxer.